3. SOSTENIBILITÀ e BIODIVERSITÀ
CONOSCERE IL MONDO DELLE API
Arnia: cassetta in legno o altro materiale idoneo a contenere una famiglia di api, generalmente costituita da nido, melario, coperchio, tetto, fondo a rete, telaini.
Alveare: arnia contenente una famiglia di api
Favo: costruzione in cera realizzata dalle api atto a contenere miele, polline o larve. Il favo è costituito da celle esagonali (nido d’ape):
Telaio o telaino: cornice in legno atta a contenere un favo. Il telaio serve per estrarre il favo senza danneggiarlo.
Foglio cereo: Foglio di cera d’ape stampato con l’impronta della cella sul quale le api realizzano il favo all’interno del telaino.
Nido: porzione di arnia dove le api raccolgono scorte ed allevano covata (larve)
Melario: porzione di arnia generalmente sovrapposta al nido dove le api accumulano scorte di miele che viene poi asportato dall’uomo senza interferire con l’attività del nido.
Griglia escludi regina: rete con maglie di apposite dimensioni atte ad impedire il passaggio dell’ape regina.
Apiario: insieme di alveari riuniti in un unico luogo.
Sciame: famiglia appena costituitasi con la fuoriuscita di una regina feconda insieme a circa metà della popolazione della famiglia di origine.
Ape regina: ape di sesso femminile con apparato genitale sviluppato e fecondata. L’unica in grado di produrre uova che daranno origine alle api operaie e fuchi. Le api regine nascono da un uovo fecondato con patrimonio genetico diploide, ovvero con i geni del padre e della madre. Sono alimentate per tutta la loro vita con pappa (gelatina) reale secreta dalle api operaie nutrici.
Ape operaia: ape di sesso femminile con apparato genitale latente. Le gonadi delle operaie sono mantenute quiescenti dalla presenza del feromone reale prodotto dalle ghiandole mandibolari dell’ape regina. Le operaie nascono da un uovo fecondato con patrimonio genetico diploide, ovvero con i geni del padre e della madre. Per i primi 3 giorni dalla schiusa dell’uovo si nutrono di pappa reale, poi di miele e polline.
Fuco: ape di sesso maschile. I fuchi sono generalmente liberi di spostarsi da un alveare all’altro. La loro funzione principale è diffondere il patrimonio genetico della madre. Nascono da un uovo aploide, ovvero con il solo patrimonio genetico della madre. I fuchi hanno lo stesso regime alimentare delle operaie.
Varroa destructor: piccolo acaro parassita delle api arrivato dall’asia orientale che può portare alla morte dell’alveare.
Miele di nettare: prodotto dalle api tramite raccolta di nettare dai fiori e poi rielaborato all’interno dell’alveare fino a farlo divenire sostanzialmente stabile ed imputrescibile.
Melata: secrezioni zuccherine di piante o animali raccolta dalle api e poi rielaborata all’interno dell’alveare fino a farla diventare stabile ed imputrescibile.
Nettare: secrezione zuccherina liquida (70/80% di acqua) di fiori che serve per attirare insetti che favoriscono la fecondazione (pronubi)
Polline: grani prodotti dagli organi sessuati maschili (androceo) dei fiori contenenti il patrimonio genetico risultato della meiosi delle cellule della pianta madre. È prodotto in grandi quantità dalle piante in modo che gli insetti possano portarlo da un fiore all’altro e ne possa rimanere a sufficienza per alimentare gli insetti stessi.
Propoli: secrezioni resinose di alcune piante che le api raccolgono, trasportano ed accumulano all’interno dell’alveare. Ha proprietà antibatteriche, antimicotiche ed antiossidanti.
Gennaio – Febbraio
Cosa si vede
Nelle giornate più tiepide con temperatura intorno ai 12/15 °C le api escono per fare voli di purificazione e raccogliere nettare e polline sulle fioriture precoci (nocciolo, carpino, pioppo, salice, alloro…).
Cosa non si vede
L’attività della regina comincia ad aumentare gradualmente.
La covata comincia ad espandersi in maniera significativa.
Cosa si fa
Si controlla che la famiglia stia bene ed abbia scorte sufficienti, altrimenti si interviene aggiungendo telai contenenti miele conservati dall’anno precedente o sciroppi di miele e/o zucchero.
Marzo – Aprile
Cosa si vede
Nelle giornate più tiepide con temperatura intorno ai 12/15 °C le api escono per fare voli di purificazione e raccogliere nettare e polline sulle fioriture precoci (nocciolo, carpino, pioppo, salice, alloro…).
Cosa non si vede
La grande quantità di polline e nettare che i fiori mettono a disposizione delle api stimolano le operaie a sovralimentare l’ape regina che comincia a deporre in maniera copiosa fino ad oltre 1000 uova al giorno, oltre una volta il suo peso corporeo.
Cosa si fa
Si controlla che le regine depongano in maniera regolare ed uniforme e che all’interno dell’alveare siano disponibili miele e polline a sufficienza. Le famiglie più deboli vengono aiutate spostando dalle famiglie più forti miele e covata
Maggio – Giugno
Cosa si vede
La popolazione dell’alveare è aumentata in modo esponenziale e raggiunge ormai le 60/70.000 unità.
Cosa non si vede
La sovralimentazione ed il sovraffollamento dell’alveare fanno capire alle operaie che è il momento di creare una nuova famiglia. Le api si preparano a sciamare, allevano fuchi e regine abbondantemente.
Cosa si fa
Si cerca di controllare la sciamatura assecondando l’istinto dell’insetto a riprodursi. Si aggiungono i primi melari per la raccolta del miele primaverile. Tra il melario ed il nido si mette una griglia escludi regina, affinchè questa non deponga uova nel melario sporcando il miele che se ne ricaverà (odore di covata nel miele).
Luglio
Cosa si vede
I voli diurni sono molto intensi. La popolazione degli alveari si stabilizza intorno alle 60.000 unità.
Sulle porticine si vede ancora abbondante importazione
di polline.
Cosa non si vede
L’attività della regina tende a diminuire e le api accumulano miele dove prima c’erano uova e larve. Il miele viene anche abbondantemente accumulato nel melario appositamente posto sopra il nido.
Cosa si fa
Si controlla che le famiglie siano in salute e le regine siano ancora valide, altrimenti si procede alla sostituzione facendone allevare un’altra alla famiglia. Se l’importazione di miele rimane abbondante si aggiungono altri melari sopra il nido.
Agosto
Cosa si vede
Le api continuano a volare. Sulla porticina non cambia molto ma generalmente l’importazione di polline tende a diminuire un po’
Cosa non si vede
L’attività della regina tende a diminuire sensibilmente fin quasi ad arrestarsi.
Le api cominciano ad accumulare scorte che saranno utilizzate in inverno
Cosa si fa
Si applica la profilassi contro la varroa che va fatta in assenza di covata. Si tolgono i melari perchè le api devono concentrarsi a raccogliere scorte per l’inverno
Settembre- Ottobre
Cosa si vede
Nelle tiepide giornate di fine estate ed inizio autunno le api continuano a raccogliere scorte per l’inverno sulle fioriture tardive, in particolare Inula ed Edera.
Cosa non si vede
L’attività della regina diminuisce fino a mantenere la popolazione stabile a 30/40.000 unità. Sono le api che passeranno l’inverno e che faranno poi ripartire la famiglia in primavera.
I telai laterali sono riempiti di miele e polline.
Cosa si fa
Le operazioni di invernamento consistono nel togliere tutti i melari eventualmente rimasti. Togliere miele in eccesso dai nidi che sarà riutilizzato per alimentare le famiglie che ne avessero bisogno in inverno.
Novembre – Dicembre
Cosa si vede
I voli si interrompono. Soltanto nelle sporadiche e tiepide giornate con temperatura superiore ai 10 °C alcune api escono per purificarsi all’esterno dell’alveare e raccogliere acqua che serve alla sopravvivenza della famiglia.
Cosa non si vede
Le api si riuniscono a formare un glomere, ovvero una sorta di palla che serve a mantenere il calore interno intorno ai 37 °C. Quando la temperatura lo consente il glomere si allarga e le api vanno a mangiare per poi ritornare a costituire la massa che è tanto più compatta quanto più basse sono le temperature esterne.
Cosa si fa
Si continua a controllare che le famiglie abbiano sufficienti scorte.
Si fa una seconda profilassi contro la varroa.
L’attività si sposta all’interno del magazzino ove si prepara e si manutiene l’attrezzatura per la stagione successiva.
UN PO’ DI NUMERI
1
l’ape regina all’interno dell’alveare ne è presente sempre e soltanto una. Quando sta per nascere la nuova regina, generalmente fine aprile, la vecchia esce con metà della popolazione e va a costituire una nuova famiglia.
la puntura che una ape può fare. La particolare conformazione del pungiglione rende impossibile l’estrazione dello stesso dalla pelle del predatore. Il pungiglione rimane quindi attaccato al predatore con tutte le ghiandole velenifere ed alcuni fasci muscolari che continuano a pompare veleno all’interno dell’animale punto. L’ape regina ha il pungiglione ma lo usa soltanto per uccidere altre regine. I fuchi non hanno pungiglione.
3
gli anni di vita media di una regina. La vita di una regina può arrivare a 5 anni.
le caste di api: Ape Regina, Ape Operaia e Fuco. Le operaie possono poi essere: Spazzine, nutrici, raccoglitrici, ceraiole/architette, guardiane a seconda delle necessità e della età.
400
i Kg di miele che una famiglia consuma in un anno per vivere, oltre ad alcune decine di Kg di polline.
1,5
i Km a cui si spinge un’ape per cercare nutrimento. Corrispondono a circa 700 Ettari (7 Km2) ma possono arrivare
fino a 3 Km di distanza che corrispondono a circa 2.800 Ha (28 Km2) pari 3.900 campi da calcio.
2
miliardi di scambi tra una famiglia di api e il suo ambiente circostante ogni anno
50 – 60.000
le api che compongono una famiglia, tutti figli della stessa madre ma di padri diversi. Svariate centinaia i fuchi che una famiglia alleva in un anno per favorire la diffusione del proprio patrimonio genetico.
14
circa i fuchi con cui si accoppia la regina, necessari per permettere di accumulare liquido spermatico sufficiente a fecondare milioni di uova.
Da 1.000 fino a 2.000
le uova che depone in un giorno la regina. Il peso delle uova è superiore al peso corporeo della regina. Nella fase di massima attività la regina mangia pappa reale fino ad 80 volte al giorno il suo peso e non ingrassa!
40 – 50
giorni la vita media di una operaia in estate. Le api che nascono in settembre vivono generalmente fino a marzo.
60.000
il numero dei voli andata e ritorno dall’arnia ai fiori necessari per produrre un chilo di miele.
150.000
i chilometri che una singola ape dovrebbe volare per produrre un chilo di miele. Oltre 3 volte il giro del mondo.
225.000
il numero dei fiori che le api di un alveare possono visitare in un giorno.
24
Km/h è la velocità media del volo dell’ape. L’operaia raggiunge la fonte nettarifera in 2 o 3 minuti.
0%
il polline portato da una specie di fiore all’altro. Se una operaia inizia a raccogliere su un tipo di fiore concluderà sempre sullo stesso tipo riducendo a zero la possibilità che i pollini possano arrivare su fiori incompatibili.
La maggior parte delle piante di terra ferma necessitano dell’intervento di un animale affinché la fecondazione, e quindi la produzione del seme, possa avvenire.
Anche se l’alimentazione umana è basata prevalentemente sull’utilizzo dei cereali, che generalmente non necessitano di interventi esterni per la produzione dei semi, gli insetti intervengono e migliorano la produzione di frutta e verdura. Basta pensare a mele, pere e albicocche, zucchine e carote, melanzane patate e pomodori, legumi in genere anche per alimentazione animale, cocomeri e meloni, ciliegie e fragole… l’elenco è lunghissimo per non parlare di piante con valenza industriale come la colza o il girasole. Pensiamo quindi a cosa mangeremmo se gli insetti pronubi scomparissero dalla faccia della terra. Forse l’uomo non scomparirebbe dalla terra, ma mangerebbe soltanto pane, pasta, riso ed alghe…
Sono una ventina le specie di apis mellifica di cui la ligustica spinola è quella più diffusa originaria del territorio italiano, apprezzata in tutto il mondo per la sua elevata produttività e docilità, ma gli insetti di genere apis sono oltre 400.
Per questo motivo l’uso indiscriminato di insetticidi mette a repentaglio la vita stessa sulla terraferma. Le piante acquatiche infatti non possono essere impollinate dalle api per ovvi motivi. L’ape è particolarmente sensibile all’inquinamento di origine antropica, per questo è spesso utilizzata come sentinella ambientale. Analizzando la cera si possono trovare molte delle sostanze disperse nell’ambiente ed ottenere così uno spaccato della salubrità dell’area in cui si allevano le api.